Non ci si illuda. Non ci si illuda, una vera ripresa non può che prendere velocità che dall’autunno. Ad essere ottimisti, però. Lo dicono gli analisti economico-finanziari di mezzo mondo. Lo dice anche uno studio condotto da Ubs. Il motore deve tornare su di giri, ma il timore – e chi può dar torto a quanti temono o frenano – è che i contagi risalgano (e troppo) una volta riaperte da qui a inizio giugno le attività produttive. Mantenerle chiuse significherebbe aggiungere all’emergenza sanitaria e sociale un’emergenza economica ancor più grave di quella che si sta vivendo e si vivrà. Fatto è, però, che senza la salute di ogni cittadino non c’è impresa che tenga. Certamente, anche viceversa. Trovare un punto di equilibrio non è facile.
Studi altamente scientifici e simulazioni accurate hanno stabilito, per esempio per la Lombardia, che il ritorno completo alla normalità, dal 4 maggio (completo e non graduale) riduce al minimo la perdita economica ma causa nell’arco di un anno 40mila morti. Occorre trovare, in ogni parte del mondo, e non di meno in Svizzera, possibili modalità di rientro. Un po’ come si sta facendo per la scuola. Chi alcuni giorni, chi altri. Chi al mattino, chi al pomeriggio.
E nel lavoro? C’è chi progetta la possibilità di rimettere subito in piedi i lavoratori con meno di 50 anni. Quelli più anziani potrebbero rientrare gradualmente.
Le possibilità sono diverse. Le conseguenze in termini di aumento di contagi, di ricoveri e di morti sono altrettante. La faciloneria, in questa fase, può avere ripercussioni mortali. Per l’economia e per la vita delle persone. Che poi, a ben vedere, è la stessa cosa.
Esistono strategie miste, per età e per settore. Strategie che consentono di ridurre notevolmente i decessi. E che permettono di non temere più di tanto per la capacità di sopportazione delle strutture sanitarie. Immaginiamo che siano scenari studiati nell’intera Svizzera come nel piccolo Ticino. Regione stretta fra la politica bernese e l’ex “zona rossa” lombarda. Forse la regione al mondo più colpita dopo la Cina.
Sapere con esattezza quanto sia in Svizzera l’attuale grado di contagiosità del virus non è semplice. La formula si chiama R0 (erre con zero). All’inizio di questa pandemia il grado era pari a 2 e anche a 3. Ora si dice che in Ticino, per esempio, sia sotto l’1. Vale a dire che una persona infetta può contagiare meno di un solo individuo. Prima erano due o addirittura tre.
Che accadrà dal 27 aprile quando parte della Svizzera riaprirà? Che accadrà dall’11 maggio quando altri ambiti di produzione inizieranno a lavorare? Un’incognita su cui grava moltissimo il comportamento delle singole persone. Ma spetta anche alle imprese, se non soprattutto nel campo del lavoro, preparare le condizioni ottimali perché all’interno delle aziende, nei cantieri… i lavoratori siano tutelati al massimo. Altrimenti, come già abbiamo scritto, la ripresa durerà un battito d’ali di farfalla.
Buon venerdì sera.
Fonte: Il Caffè