Anche se mi sono fatto ritrarre con un cartello che riportava l’hashtag #andràtuttobene sono chiaramente cosciente che “non andrà tutto bene”. Almeno non per tutti. Non #andràtuttobene per chi ha perso un parente, un amico, un vicino di casa. Non #andràtuttobene per chi ha vissuto l’esperienza terribile della malattia. Non #andràtuttobene per chi rischia di perdere il proprio posto di lavoro e non #andràtuttobene per chi rischia di non poter più riaprire la propria Impresa.

Prima o poi, e speriamo più prima che poi, usciremo da questo oscuro tunnel nel quale questo maledetto virus ci ha infilato, ed è per questo motivo che ritengo che sia giunto il momento di guardare alla ripartenza.

Ritengo pertanto opportuno rivedere sin d’ora il proprio conto economico per valutare quello che potrà essere il fatturato al 31/12 e, sulla base di quanto emergerà, se necessario, trovare nuove modalità di collaborazione all’interno del proprio Team, sfruttando magari l’accresciuta capacità di lavorare in remoto.
Focalizzandosi sulla ripartenza sarà fondamentale anche valutare con attenzione la liquidità di cui si avrà bisogno e per questo è indispensabile mantenere alta l’attenzione e attivarsi tempestivamente qualora le Istituzioni federali e cantonali dovessero nuovamente mettere a disposizione delle imprese eventuali nuovi strumenti finanziari/fiscali di aiuto e sostegno.

Nell’avvicinarsi all’uscita della fase di emergenza il mio consiglio è anche quello di contattare singolarmente tutti i clienti per valutare con loro ogni singola situazione perché, e di questo ne sono convinto, il mercato non sarà come quello di prima e, indipendentemente da qualunque sia il mercato, il prodotto o il servizio, sarà assolutamente indispensabile esplorare congiuntamente nuovi bisogni e nuove necessità per definire nuove opportunità di business.

Non possiamo pertanto pensare di riaccendere il motore ed accelerare come abbiamo sempre fatto! L’asfalto sotto le nostre ruote oggi è molto più scivoloso e la nostra guida incerta.

Il modello di società e di sviluppo che dal dopoguerra ad oggi ci ha fatto vivere, crescere, gioire e soffrire ha dimostrato una fragilità inattesa che forzatamente oggi ci deve costringere a ripensare ciò che era e a riflettere su ciò che sarà. Ma sono ottimista! Ne abbiamo la forza, la competenza, l’attitudine e, soprattutto, siamo affiancati da uno Stato che, contrariamente a ciò che accade in Nazioni a noi confinanti, è per la maggior parte composto da persone che lavorano e che pertanto sanno comprendere le necessità degli imprenditori e dei loro collaboratori.