A causa della mancanza di un approccio scientifico, della complessità e della vastità dell’argomento molte aziende si perdono e non riescono a cogliere le opportunità di business che la digitalizzazione è in grado di apportare

Oggi nel settore dell’informazione, le PMI sono confrontate con una vasta gamma di soluzioni in grado di aumentare l’efficienza e generare una capacità di comunicare e fare business mai vista prima. Purtroppo molte di queste aziende, anche quando ce la mettono tutta per “digitalizzarsi” non riescono a sfruttare appieno il potenziale di queste applicazioni. Probabilmente perché manca una visione completa di quali siano le reali possibilità di tali strumenti, ma è certo il fatto che il risultato, alla fine, spesso è deludente. Vista la complessità della gestione e dell’analisi dei dati che ne deriva, il processo decisionale risulta essere una vera sfida e pertanto, pur avendo intrapreso un cammino sulla carta virtuoso e necessario, la maggior parte delle PMI si perde e non riesce a cogliere le opportunità di business che la digital transformation può apportare al loro lavoro, soprattutto in questo momento.

Oggi adattarsi al mercato ed evolvere non rappresenta infatti un semplice adeguarsi alla moda del momento ma deve essere interpretato come una spinta a cambiare il proprio modo di lavorare, la propria dotazione tecnologica e a rivedere tutti i processi interni. Ma non solo, gli strumenti digitali che il mercato oggi ci offre a costi sempre più accessibili, ci offrono l’opportunità anche di pensare ai nostri clienti con l’obiettivo di conoscerli sempre meglio, per arrivare a fornire loro prodotti e servizi sempre più mirati. In pratica, l’ottimizzazione della cosiddetta “customer experience” (l’esperienza complessiva che i clienti vivono durante tutta la loro relazione con l’azienda) avviene attraverso tre principali linee guida: visione, capacità innovativa e flessibilità operativa. Per prima cosa è però necessario cambiare l’approccio mentale di chi ha un qualsiasi ruolo di vertice, e questa è forse la parte più difficile.

Chiunque sia oggi al comando deve comprendere che d’ora in poi nulla sarà più come prima e che pertanto, se non ne ha le capacità, deve farsi affiancare da chi è preparato e pronto a questo cambiamento. Questo non significa cedere lo scettro del potere ma, sapendo di non sapere, cercare comunque di guidare il cambiamento dando le linee guida per evitare che la filosofia aziendale e la reputazione acquisita in anni di duro lavoro vengano compromessi da strategie dell’ultimo minuto. È infatti ovvio che per ogni mercato e organizzazione, il quadro di applicazione deve essere adattato per garantire un’implementazione efficace.

Chi sarà incaricato di definire e coordinare il cambiamento digitale deve sempre avere ben chiaro che cosa questo comporti, quali passi seguire e dove l’azienda alla fine vuole/deve arrivare. La figura di uno specialista, eventualmente un’agenzia esterna, rappresenta pertanto un tassello estremamente delicato ma quanto mai fondamentale. Non tutte le aziende sono infatti pronte a gestire la propria attività in linea con la Metodologia Agile del cosiddetto “sbaglia in fretta ma correggi ancora più velocemente” ed è per questo che quando una PMI, soprattutto in una Cantone piccolo come il nostro, decide di investire nella propria trasformazione digitale deve essere in grado di introdurla gradualmente. È dunque fondamentale definire le priorità e identificare le più importanti aree di interesse prima di cominciare una rivoluzione che è in ogni caso dirompente. Ma se l’imprenditore saprà dare la giusta rotta, anche gli specialisti sapranno di doversi mettere in discussione e di fare ogni tanto un passo indietro per imparare dalle proprie valutazioni che mai come nel mondo accelerato dell’evoluzione digitale non possono mai essere certezze.