Analogamente a quanto canta Bruce Springsteen in Dancing in the Dark, “non si può accendere un fuoco senza una scintilla”, non si può procedere ad un acquisto senza uno stimolo
Storicamente la pubblicità ha sempre creato stimoli fino a spingere i consumatori davanti a uno scaffale o al commesso di un negozio. Nel settembre del 2005 Procter & Gamble aveva definito questa spinta il “Primo Momento della Verità”, ovverosia quell’attimo decisivo in cui (tutti noi, nessuno escluso), osservando la miriade di prodotti sullo scaffale, entriamo in relazione con il prodotto, lo tocchiamo, lo compariamo alle altre miriadi di alternative esposte e decidiamo di acquistarlo. Successivamente ne è stato definito anche un secondo, di Momento Della Verità, successivo al primo e che avviene quando ognuno di noi torna a casa e usa il prodotto rimanendone soddisfatto o insoddisfatto.
Internet ha però rivoluzionato il nostro modo di fare i nostri acquisti, tanto che Google ha definito l’esistenza del Momento Zero della Verità: la pratica sempre più ricorrente, interposta tra lo stimolo iniziale ed il primo momento della verità, durante la quale cerchiamo online recensioni sul prodotto, compariamo i prezzi, vediamo tutorial e molto altro. Grazie a questa intuizione da qualche tempo le aziende hanno imparato che, se ci vogliono convincere della bontà del loro prodotto o servizio, devono essere già lì, e per già li si intende “ovunque siamo noi”, online e offline.